lunedì 15 agosto 2016

Sui luoghi della Resistenza, vent'anni dopo: cinque lapidi in provincia di Treviso

(Ringrazio per la segnalazione il prof. Domenico Rossi, presidente
della sezione di Treviso dell'Associazione Mazziniana Italiana)

Nel ventennale della Liberazione, l'Amministrazione provinciale di Treviso e un apposito comitato per le celebrazioni provvidero, domenica 16 maggio 1965, a collocare cinque lapidi in altrettanti luoghi significativi della Resistenza trevigiana.
L’organizzazione della giornata, i testi delle lapidi e l’alternarsi degli oratori risentono del clima politico di quegli anni, con la provincia di Treviso feudo incontrastato della Democrazia Cristiana fin dalle prime elezioni amministrative del 1946.
Nei testi delle iscrizioni risaltano retorica ottocentesco-risorgimentale (si nota la mano di Toto Tessari) e una visione riduttiva della Resistenza, vista come fenomeno in prevalenza patriottico-militare e non anche come momento di messa in discussione di antichi equilibri economici e sociali.
Il "pellegrinaggio" per la scopertura delle lapidi iniziò da via Pastro in città. Le tappe successive furono via Orsenigo a Santa Bona, via Santandrà a Ponzano, la canonica di Bavaria del Montello e la piazza centrale di Solighetto.
All'evento parteciparono le massime autorità della provincia, numerosi amministratori locali DC (fra di loro il sindaco di Ponzano Luigi Martini, rimasto in sella dal 1951 al 1975) e, ovviamente, molti ex partigiani. "Qua ghe iera sinquesento persone", ricorda un testimone di via Orsenigo.
Ecco i luoghi e i testi delle lapidi, alla cui stesura collaborarono - oltre al mazziniano Teodolfo “Toto” Tessari - Leopoldo Ramanzini, "il prefetto della Liberazione", (ex Partito d’Azione) e Urbano Pizzinato "Carminati" (Cristiano Sociali/DC, vice comandante regionale veneto del CVL - Corpo Volontari della Libertà).



Treviso, via Pastro 1,
Laterale di viale Cesare Battisti,
ex casa dell'on. Italico Corradino Cappellotto (1), esponente dei Cristiano Sociali,
sede del CLN di Treviso dal 1943 al 1944.


Via Pastro 1, Treviso,
ex casa dell'on. Italico Corradino Cappellotto - ora Villa Edera -
sede del CLN dall'autunno 1943 all'inverno 1944.












La dottrina e la fede in virtù antiche / ed in tempi nuovi / dell’onorevole Italico Cappellotto / cristiano sociale / ospitarono ed animarono in questa sua casa / dall’autunno 1943 all’inverno 1944 / il Comitato di Liberazione Nazionale / di Treviso / cospirante per la libertà
La Provincia di Treviso / ed i compagni di lotta / il 16 maggio 1965 / nel ventennale riconoscenti posero


Treviso, Via Orsenigo [n. 38], Santa Bona
Laterale di strada Feltrina, al confine con il comune di Paese,
sede del comando militare provinciale - Corpo Volontari della Libertà.

La lapide di via Orsenigo (di fronte al civico 38).
Data per dispersa per molti anni, è stata ritrovata e ricollocata
in occasione del 70° anniversario
nei pressi  dell'edificio, ora abbattuto, in cui era stata posta nel 1965.
Ascolta la testimonianza 


Da questa sede avanzata / tra le orde naziste in ritirata / e le brigate partigiane attaccanti vittoriose / il comando provinciale / del Corpo Volontari della Libertà / la sera del 28 aprile 1945 / emanava l’ordine di operazione / per la conquista di Treviso / che anticipando di un giorno quello alleato / evitava alla città / la sorte di disperato ridotto germanico / innalzandola a baluardo di libertà

(Come si può vedere, a solo un anno dalla ricollocazione, la lapide ha già bisogno di un adeguato e professionale restauro dell’iscrizione).

Ponzano Veneto, via Santandrà 16
"Casa Franz", sede del CLN di Treviso nei giorni dell'insurrezione.
Da qui la sera di sabato 28 aprile 1945
parte in bicicletta verso Treviso, con una scorta di partigiani mazziniani
al comando di Teodolfo Tessari e Pietro Fusari, il nuovo prefetto di Treviso,
l'avv. Leopoldo Ramanzini. Costretto a una sosta nella canonica di
Santa Bona a causa di uno scontro a fuoco con i fascisti,
al mattino del 29 aprile 1945 Ramanzini prenderà possesso della prefettura,
nella Treviso liberata da tedeschi e fascisti.


Ponzano Veneto, via Santandrà 16:
la casa da cui il 28 aprile 1945 partirono in bicicletta 

gli esponenti della nuova amministrazione democratica
per prendere possesso di Treviso liberata.











Da questa casa ospitale / il Comitato di Liberazione Nazionale / della Provincia di Treviso / la sera del 28 aprile 1945 / usciva dalla clandestinità della lotta / che da venti mesi dirigeva / per esercitare finalmente nella libertà / i legittimi poteri di governo / nel nome del popolo
Nel ventennale della Liberazione / il 16 maggio 1965 / a memoria
del secondo Risorgimento d’Italia / la Provincia di Treviso pose
(Restaurata nel 2009)



Canonica di Bavaria
In questa frazione di Nervesa ai piedi del Montello
si tenne un primo convegno di resistenti per cercare una strategia di lotta comune
fra militari - che fin dall'immediato "dopo 8 settembre" avevano dato vita
alle FADP (Forze Armate Della Patria) - e politici,
cioè esponenti del CLN regionale che si riuniva a Padova (2).


La canonica di Bavaria, frazione di Nervesa del Montello
dove il 7 ottobre 1943
si riunì il primo nucleo della resistenza veneta

per cercare di trovare un accordo operativo unitario.










Nella ospitalità / di questa casa canonica / politici e militari / patrioti antifascisti / della provincia di Treviso / e delle antiche fedeli terre limitrofe / offrivano / con la loro concorde volontà / alle Venezie / ed a tutta Italia / il giorno 7 ottobre 1943 / il primo strumento di lotta unitaria / contro il nazifascismo / costituendo un corpo / di volontari della libertà / “Forze Armate Dalla Patria” / In memoria / anche del suo primo comandante / colonnello Sassi / medaglia d’oro al V. M. / fucilato a Fossoli / La Provincia di Treviso ed i compagni di lotta / posero il 16 maggio 1965

I partecipanti alla riunione di Bavaria
Militari (3)
Teodolfo (Toto) Tessari
definisce l'incontro di Bavaria
"la prima organizzazione unitaria 
militare partigiana d'Italia".
(Treviso nostra, vol. 2, p. 149)
Jerzi Sas Kulczyncky (un ufficiale di marina di origine polacca noto anche come Sassi Ducceschi, nome di battaglia “colonnello Sassi”), ten. Berto Rizzo (San Donà di Piave), col. Angelo Zancanaro (Feltre), magg. Edoardo Pierotti (Pederobba), magg. Urbano Pizzinato (4), col. Arcangelo Bortolotto (Miane), col. Vittorio Premuda (Codognè), ten. Carmelo Pedalino, cap. Antonio Mazzei (5), cap. Ivone Dal Negro (Treviso), un ufficiale alpino udinese
Politici
Piero Dal Pozzo (Partito Comunista Italiano), Amerigo Perini (id.), Carlo Geromin (id.), Giovanni Giavi (Partito Socialista Italiano), Leopoldo Ramanzini (Partito d’Azione), Bruno Marton (Democrazia Cristiana), Italico Corradino Cappellotto (Cristiano sociali), Gino Zaro (Cristiano sociali), Teodolfo Tessari (Partito Repubblicano Italiano), Arturo Buleghin (id.), Guido Bergamo (id.)
Elenco riportato - sulla base della testimonianza di Teodolfo Tessari - in La seconda guerra mondiale e la resistenza nel trevigiano, Catalogo della mostra, Provincia di Treviso - Istresco - Fast, Treviso, 2006
Era presente a Bavaria anche Ermenegildo Pedron "Libero" di Vittorio Veneto. (A. Della Libera, Sulle montagne... , p. 33).



Solighetto, piazza della Libertà
Questo paese dell'Alto Trevigiano rappresentò uno snodo strategico
della zona liberata dalla brigata Mazzini nell'estate 1944.
Il presidio partigiano venne ripetutamente attaccato dai tedeschi
che bruciarono gran parte delle case del paese nella seconda metà di agosto
(preparazione del rastrellamento del Cansiglio).
Nella notte fra il 29 e il 30 aprile 1945 la canonica
fu il punto di partenza dei partigiani per la liberazione di Pieve di Soligo.


Solighetto: una casa bruciata dai tedeschi nell'agosto
del 1944, prima del rastrellamento del Cansiglio.
Partigiano impiccato
dalla X Mas il 9.12.1944
a Sernaglia della Battaglia.













    Solighetto, importante centro della Resistenza
nell'Alto Trevigiano. Cerchiata in rosso (sul muro

del sagrato) la lapide partigiana di piazza della Libertà

Solighetto: lapide partigiana
in piazza della Libertà










La notte avanti l’alba liberatrice / dalla canonica uscirono gli animosi / per l’ultimo assalto alla bazuka / e il giorno appresso / nella piazza teatro di battaglie / scordando l’agosto di fuoco e di sangue / che aveva distrutto queste / contrade ridenti / fra lo scampanare / si raccolse il popolo / e pianse e cantò a Dio / l’inno del ringraziamento / La Provincia di Treviso / il 16 maggio 1965 / nel Ventennale / a memoria pose



La cronaca del Gazzettino

Le commemorazioni partigiane ebbero largo spazio sulla stampa trevigiana, in particolare sul Gazzettino, "il quotidiano di Treviso" per definizione.
La cronaca del Gazzettino, giornale saldamente in mano all'ala moderata della Democrazia Cristiana, ci permette di capire come fosse gestita l'informazione e quali fossero i rapporti di forza a Treviso negli anni di massimo fulgore del potere democristiano (6).
Dalla sua lettura sembra che la Resistenza sia stata un'esclusiva della DC, visto lo spazio riservato alle relazioni dei suoi esponenti. Il senatore e sottosegretario democristiano Giuseppe Caron non esita ad appropriarsi della figura di Carlo Bortolato (noto partigiano di Giustizia e Libertà e dirigente del Partito d'Azione, ucciso dai tedeschi nell'ultimo giorno di guerra), che nell'articolo viene definito suo compagno "di fede e di lotta". L'unico non democristiano cui è lasciato uno spazio consono al ruolo avuto nella clandestinità è Teodolfo Tessari, del partito repubblicano, di un partito cioè che faceva parte della coalizione di governo guidata dal DC Aldo Moro (governo ufficialmente di "centro-sinistra", facendone parte anche - oltre al PRI - il PSI e il PSDI).
Allo stesso avv. Leopoldo Ramanzini, che pure fu il primo prefetto dell’amministrazione democratica, viene dato meno spazio che a Caron, che fu soltanto uno dei vari rappresentanti della DC che si alternarono in seno al CLN provinciale di Treviso (7).
All'esponente comunista Piero Dal Pozzo, antifascista e perseguitato politico di vecchia data, combattente in Spagna contro Franco, visto che proprio non poteva essere dimenticato, vengono invece riservate poche righe, con l'evidente intento di sminuire il ruolo di primo piano che in realtà i comunisti ebbero a Treviso durante la Resistenza evidenziato - oltre che dalla nomina da parte del CLN del comunista Vittorio Ghidetti a sindaco del capoluogo dopo la Liberazione e fino alle elezioni del 31 marzo 1946 - dall'elevato numero di caduti partigiani appartenenti alle formazioni comuniste: ben 35 sui 56 caduti complessivi del comune di Treviso.

Spazio riservato ai relatori

Nome
Qualifica
Partito
Parole
Caratteri
Pietro Ferracin
Presidente della Provincia di Treviso
DC
281
1810
Teodolfo Tessari
PRI
137
878
Giuseppe Caron
DC
138
872
Leopoldo Ramanzini
Partito d’Azione
86
623
Silvio Zorzi
Membro Resistenza, professore
Cristiano Sociali
44
260
Pietro Dal Pozzo
PCI
23
133


Il Gazzettino, 17 maggio 1965 - Cronaca della commemorazione
del Ventennale con la scopertura di cinque lapidi 
in altrettanti luoghi significativi della Resistenza trevigiana.

Trascrizione

Scoperte cinque lapidi a ricordo
di storici eventi della Resistenza
In corteo autorità e rappresentanze si sono recate nelle varie località.
I discorsi celebrativi. Presente il sottosegretario al Bilancio
sen. Caron e l’adesione del ministro Ferrari Aggradi
«Un commosso reverente pellegrinaggio ai luoghi dove si svolsero storici avvenimenti della Resistenza: questa è stata la cerimonia di ieri, promossa del Comitato provinciale per le celebrazioni del ventesimo anniversario della Liberazione, alla quale hanno partecipato le massime autorità cittadine, le rappresentanze delle associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, e alla quale ha fatto cornice dovunque la presenza, viva e significativa, delle popolazioni, in particolare dei giovanissimi.
Prima tappa a Treviso, in via Pastro, dove è stata scoperta una lapide nell’ex casa Cappellotto: “La dottrina e la fede in virtù antiche ed in tempi nuovi - è scolpito nel marmo - dell’on. italico Cappellotto, cristiano sociale, ospitarono ed animarono in questa sua casa, dall’autunno 1943 all’inverno 1944, il Comitato di liberazione nazionale di Treviso, cospirante per la libertà”.
Il testo è stato letto con voce rotta dalla commozione dal prof. Silvio Zorzi, che ha anche ricordato ai presenti la nobile figura di educatore, di cittadino, di combattente, di cristiano e di uomo della Resistenza alla cui memoria è stata dedicata la lapide.
In precedenza il parroco aveva pronunciato elevate parole di circostanza ed aveva impartito la benedizione.  Il presidente dell’Amministrazione provinciale ing. Pietro Ferracin, a sua volta, aveva affermato: “I marmi sono stati scelti e collocati in modo da rappresentare una sintesi degli eventi che prepararono e attuarono la Liberazione. La casa dell’on. Cappellotto, fucina di idee di libertà e di democratico vivere, accolse amici e cospiratori, tutti protesi a mantenere vivi quegli ideali che altri pensavano di poter sopprimere, per poter nutrire con quelle idee i giovani e gli sbandati, e preparare così il secondo risorgimento italiano.
La casa canonica di Bavaria - ha proseguito il presidente della Provincia - arroccata sulle falde del Montello, cui tanto deve la libertà della nostra terra, ospitò la rinascente forza militare della Resistenza, nel ritrovarsi insieme di uomini diversi, tutti uniti da un nuovo sentimento di italianità e da un anelito sempre crescente di libertà e di autonomia. Le due case di Ponzano e di Santa Bona, asilo di coloro che guidarono l’azione armata, furono testimoni della rinascita di una convivenza democratica nella nostra provincia. Infine la piazza di Solighetto, paese martoriato: ivi le forze dei combattenti della nuova Italia affrontarono con coraggio e decisione le forze nemiche per ricacciarle fuori dalle nostre terre.
Affidiamo quindi queste lapidi - ha concluso l’ing. Ferracin - alla nostra meditazione e a quella dei posteri, soprattutto dei giovani, affinché possano essere per tutti ammaestramento e sprone per difendere la propria e l’altrui libertà e dignità. Ringrazio infine gli estensori dei testi, prof. Tessari, avv. Ramanzini e rag. Pizzinato; ringrazio i presenti, le autorità, i sindaci dei Comuni dove sosteremo, il sen. Caron al quale i luoghi sono ben noti e il ministro on. Mario Ferrari Aggradi, che ha inviato la sua calorosa adesione”.
Dopo l’ing. Ferracin un altro nobile discorso esaltante la figura dello scomparso on. Cappellotto è stato pronunciato dal rag. [Urbano] Pizzinato del Comitato regionale veneto del Corpo volontari della libertà.
Dal centro di Treviso medaglia d’oro, all'ex casa Tonello in via Orsenigo a Santa Bona, dalla quale la sera del 28 aprile 1945 il Comando provinciale del Corpo volontari della libertà impartì l’ordine di operazione per la conquista del capoluogo.  Qui hanno parlato l’on. Pietro Dal Pozzo, il quale ha messo in risalto il significato popolare e militare dei venti mesi di lotta contro i nazifascisti e il sottosegretario al Bilancio senatore Giuseppe Caron, che ha espresso il più sincero compiacimento agli organizzatori  del pellegrinaggio “intessuto di ricordi e d’amore”.  “Come vent'anni fa - egli ha detto - ci troviamo uniti, oltre che dal comune amore per il Paese, dall'aspirazione alla libertà e dal desiderio di giustizia. Tali aspirazioni di vent'anni orsono - ha proseguito il sen. Caron - non sono più soltanto tali, ma sono divenute vive realtà. Il popolo italiano è rinato dalla Resistenza e ora deve camminare sulla strada del progresso sociale”. Il Sottosegretario ha infine ricordato con reverenza Carlo Bortolato e Remo Casadei, suoi compagni di fede e di lotta, e il sacrificio di tutta la popolazione nei giorni gloriosi della resistenza: delle donne e dei sacerdoti, dei contadini e degli operai, dei giovani e dei vecchi, dei maestri, dei professori.
Altra tappa a Ponzano, dov'erano schierate le scolaresche col sindaco Martini, che ha rivolto alle autorità il saluto della popolazione, precisando che la lapide scoperta a casa Franz è un ricordo e un monito.
L’avvocato Leopoldo Ramanzini, primo prefetto della libertà, ha concisamente ricordato i problemi fondamentali che si posero al Comitato di liberazione nazionale della provincia di Treviso, esaltando la funzione veramente storica dei comitati di liberazione , rievocando il senso di responsabilità che attraverso difficoltà di ogni genere e sacrifici permise di raggiungere l’unità e la concordia nella Resistenza, mettendo in risalto, infine, che l’occupazione di Treviso dei volontari della libertà, oltre ad assumere un profondo significato patriottico e politico, evitò ulteriori gravi pericoli per la città martoriata.
Dalla pianura al suggestivo paesaggio del Montello. A Bavaria, nello spiazzo davanti alla casa canonica, dove, come ricorda la lapide, “politici e militari, patrioti antifascisti della provincia di Treviso e delle antiche, fedeli terre limitrofe, offrivano con la loro concorde volontà alle Venezie e a Tutta Italia, il giorno 7 ottobre 1943, il primo strumento di lotta unitaria contro il nazifascismo, costituendo un corpo di volontari della libertà Forze Armate della patria”.  Dopo il saluto porto dal sindaco dottor Tartini, il prof. Teodolfo Tessari, già del Comando provinciale del Cvl, ha approfondito i concetti espressi nella lapide. In particolare l’oratore ha ricordato che nella canonica di Bavaria fu forgiato il “primo” corpo unitario d’Italia di combattenti per la libertà. In quell'ottobre ormai lontano - ha aggiunto - la casa ospitò persone che ritennero un matricidio lasciare le sorti del nostro paese alle fazioni o all'antiuomo e anti Cristo nazista; che credettero delittuoso che le bandiere di Vittorio Veneto fossero cadute senza colpa del soldato italiano.  Il merito prevalente fu di aver trovato, fra le varie forze democratiche che si riunirono, un punto d’incontro. Il prof. Tessari ha quindi ricordato la figura dell’eroico Colonnello “Sassi”, primo comandante del Corpo, e la strategia che ispirò la lotta partigiana nella nostra provincia, e i modi con cui essa fu condotta.
La giornata si è conclusa a Solighetto dove erano ad attendere il corteo, il sindaco Mario Gerlin, l’on. Francesco Fabbri, locali rappresentanze di partigiani e d’arma e popolo festante.  Dopo la deposizione di una corona di alloro alle lapidi ai Caduti, le autorità e i presenti hanno visitato una mostra di fotografie della Resistenza, allestita nelle locali scuole elementari. Più tardi il corteo, preceduto dalle bandiere, si è recato nella pizza centrale dove l’on Fabbri e il vicepresidente della Provincia, prof. Uliana, hanno pronunciato due vibranti discorsi, a lungo applauditi dalla folla.
È seguito lo scoprimento della lapide: “La notte avanti l’alba liberatrice - essa dice - dalla canonica uscirono animosi per l’ultimo assalto e il giorno appresso nella piazza, teatro di battaglie, scordando l’agosto di fuoco e di sangue, che aveva distrutto queste contrade ridenti, fra lo scampanare si raccolse il popolo e pianse e cantò a Dio l’inno del ringraziamento”.
L’intervento di autorità, rappresentanze e popolo alla cerimonia è stato veramente notevole. Oltre i citati vi erano: il prefetto dott. Blandaleone, il sindaco di Treviso comm. Bruno Marton,l’on. Ruggero Lombardi, una quarantina di sindaci della Marca, quasi tutti i consiglieri provinciali, il vicequestore dott. Palma. Fra le rappresentanze partigiane: la Associazione nazionale partigiani d’Italia, la Federazione italiana delle associazioni partigiane, l’Associazione partigiani cattolici, le bandiere della divisione Sabatucci e della brigata Negrin (oltre ai labari delle associazioni combattentistiche e d’arma tra cui quello dei combattenti e reduci). Notati tra gli uomini della resistenza il padre della medaglia d’oro Alessandro Zannini, Edoardo Pierotti, garibaldini delle Argonne e comandante la brigata “Italia Libera”, Guido Tonello, comandante della brigata “Giustizia e Libertà”, il cav. Carlo Patron, presidente della Federazione provinciale ex internati col presidente della associazione di Treviso rag. Sommacal, il prof. Mario Prevedello, il maestro Innocente. Tra le vittime civili di guerra la medaglia d’argento Luigi Sartori, il dott. Boghit e numerosi altri. Tra le altre autorità e rappresentanze il colonnello Concini, il maggiore Lombardi, il ten. col. Altamura, il maggiore Cogo, il segretario provinciale della DC avvocato Mazzarolli, Bruno Galeazzo per il Psdi, gli ispettori scolastici professor Scaravilli e professor Bassigo per il Provveditorato agli Studi, il capitano Ragusa per la Federazione provinciale dei combattenti, il tenente Quarto per la Associazione finanzieri, il cavalier Cattaneo, segretario provinciale degli artiglieri in congedo, il capitano Ambrosi, per la sezione di Treviso dei Genieri, il dottor Francesco Visconti per l’Intendenza di Finanza».

Note

Italico Corradino
Cappellotto
(1) Italico Corradino Cappellotto, 1886-1947, avvocato, insegnante e sindacalista cattolico, organizzatore delle lotte contadine con Giuseppe Corazzin già negli anni precedenti la Grande Guerra, fu deputato del Partito Popolare fra il 1919 e il 1921 nella XXV legislatura del Regno.
Nel 1921 aderì al Partito Cristiano del Lavoro (nato l'anno precedente da una scissione del Partito Popolare) e con questa formazione partecipò alle amministrative del ‘21 in provincia di Treviso ottenendo buoni risultati e il primo posto nei comuni di Spresiano e Valdobbiadene (Livio Vanzetto, Uomini e storie della sinistra trevigiana..., pagine 106 e 257). Con l’avvento del fascismo si ritirò dalla vita politica e fu costretto a dimettersi dall'insegnamento. Nel 1943 aderì «assieme ad un gruppo di cattolici trevigiani di estrazione borghese al Partito Cristiano Sociale». (Luigi Urettini, La costituzione delle FADP e la strategia militare di Teodolfo Tessari... , p. 97).
(2) Sulla diversa concezione di lotta al nazifascismo delle due componenti cfr. Urettini, cit., (pp. 98-99). In sintesi, i militari, sostenuti fra gli altri dai Cristiano Sociali di Italico Cappellotto, sostenevano la necessità di una loro direzione della resistenza, che doveva essere affidata a un tecnico - individuato nel colonnello Sassi - mentre i politici affermavano che «anche la direzione militare doveva essere sorvegliata e guidata dalla parte politica, per evitare pericolose deviazioni della cospirazione».
Sarà questa seconda impostazione a prevalere già dal primo esecutivo militare regionale del CLN, destinato a durare fino al dicembre del '43 e composto, oltre che da Sassi (cui era riservato il ruolo di semplice "consulente militare") «da Silvio Trentin (PdA) che vi svolgeva funzioni di presidente, da Egidio Meneghetti (PdA), da Concetto Marchesi (PCI), da Antonio Cavinato (PSI), da Bruno Marton (DC) e da Arturo Buleghin (PRI)». (Ernesto Brunetta, Correnti politiche e classi sociali..., p. 74).
Curiosità: la riunione di Bavaria si tenne nel granaio della canonica. A montare la guardia vi erano alcuni giovanissimi combattenti, fra i quali il diciassettenne Umberto Lorenzoni (Francesco Piazza, Portavamo il fazzoletto azzurro, p. 23), futuro commissario - col nome di battaglia "Eros" - del btg. "Castelli"della Brigata Piave (Schiavetto, p. 58) e attuale presidente dell'ANPI di Treviso.
La partecipazione di Lorenzoni alla riunione di Bavaria è ricordata anche dallo stesso "Eros" nel racconto autobiografico raccolto da Simone Menegaldo per il suo libro "Le voci degli ultimi", Istresco, 2010 e pubblicato nella pagina Facebook dell'Istresco il 19.11.2018: «Il primo contatto vero e proprio con la Resistenza, che fa di me un privilegiato, fu nella canonica di Bavaria, dove un prete antifascista [don Pasquale Roncato] aveva ospitato una grande assemblea di intellettuali e militari antifascisti [...]».
(3) Quattro dei dieci militari qui citati troveranno la morte prima della Liberazione: il col. Sassi Ducceschi, come ricordato nella lapide; il col. Angelo Zancanaro, nel rastrellamento seguito all'assalto del 15 giugno 1944 al carcere di Belluno, con liberazione di una settantina di detenuti politici; il cap. Mazzei, in conseguenza delle sevizie subite in carcere; il ten. col. Vittorio Premuda, ucciso il 19 agosto 1944 in circostanze mai chiarite, quasi sicuramente da altri partigiani in disaccordo con la sua concezione "attesista" della guerra partigiana. Per il comandante della brigata Piave, Francesco Gava "Olivi", non ci sono dubbi: Premuda fu «ucciso dai comunisti». (Piazza, cit., p. 23, nota 5).
Sulla polemica fra "attesisti" e i propugnatori di una lotta ad oltranza contro i nazifascisti cfr. Pozzobon Gianni, Rizzi Franco, Venti mesi nella Marca..., pp. 113-116.
Sugli "attesisti", imperdibile Luigi Meneghello nei Piccoli Maestri (p. 178): «Alcuni altri capi territoriali, specie al livello locale, erano invece attesisti per vocazione, prudenti per dono di natura, veri estremisti della moderazione».
(4) Il grado militare di Urbano Pizzinato è riportato in calce a una sua dichiarazione dattiloscritta (con firma autografa) del 9 luglio 1945 - su carta del Comando Gruppo Brigate (democristiane) "Sandro Pomini" - nella quale attesta: «Fin dal settembre 1943 furono alle mie dipendenze squadre organizzate dal V. L. Teodolfo Tessari. Tali Unità costituirono dapprima la Compagnia Treviso delle F.A.D.P. che passarono poi nel Battaglione Treviso (maggio 1944) costituendone il Nucleo iniziale». (Aistresco, b. 45, carte Fusari Pietro).
Pizzinato, oltre che vicecomandante regionale veneto del CVL era anche responsabile militare per il CLN militare di Treviso, contemporaneamente per il Partito Cristiano Sociale e per la Democrazia Cristiana. (Urettini, cit. p. 99).
(5) Il capitano Mazzei è indicato da Ernesto Brunetta con il nome di Arturo. (Brunetta, Correnti politiche e classi sociali..., p. 134).
(6) Folgoranti, al riguardo, le considerazioni di Sante Rossetto a p. 301 del suo saggio sul Gazzettino: «Poi il lungo periodo democristiano. Quarant'anni di dominio bianco. Dove non si operava alla luce del sole, ma si decideva nelle segreterie dei partiti e nelle canoniche. Quarant'anni di connivenza politica e clericale. Con un giornale saldamente controllato dai pretoriani del Biancofiore. Sorridenti, ma atroci e determinati nei loro obiettivi di potere».
(7) Durante il periodo clandestino, per la Democrazia Cristiana si alternarono nel CLNP (Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale) di Treviso: «Bruno Marton, Luigi Rossetti, Giovanni Gorga, Clemente Pantaleoni, Giuseppe Caron, Mario Ferracin. Bruno Marton [che, come abbiamo visto in nota 2, fu anche rappresentante della DC in seno all'esecutivo militare regionale del CLN fin dalla sua prima riunione dopo l'Otto Settembre] figurò come rappresentante democristiano dall'8 settembre 1943 al 30 aprile 1945, venne però più volte sostituito. Luigi Rossetti lo sostituì nei mesi di aprile, maggio e giugno 1944; Clemente Pantaleoni partecipò ad alcune sedute durante i mesi di febbraio, marzo e aprile 1944; Mario Ferracin sostituì Marton dopo il suo arresto (avvenuto il 20 gennaio 1945) e poi nei mesi di febbraio, marzo e aprile 1945. Una relazione redatta dopo la liberazione da Giuseppe Caron affermò invece che nel campo politico la DC fu rappresentata prima da Bruno Martori, poi dal giudice Giovanni Gorga ed infine da Giuseppe Caron. Dalla liberazione al 23 maggio Bruno Marton continuò ad essere il rappresentante della DC nel Comitato, venne poi avvicendato da Clemente Pantaleoni che restò il membro democristiano fino allo scioglimento del CLNP».

(Marco Borghi, “I membri del Comitato dal periodo clandestino allo scioglimento”, in Dopo la guerra, Politica, amministrazione e società nei verbali del CLN provinciale trevigiano … , p. 430).

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