lunedì 22 agosto 2016

“Chi me lo ha fatto fare” - La Resistenza a Treviso nel diario di un partigiano ragazzino


Sante Bovo aveva quindici anni e mezzo quando iniziò a collaborare con la Resistenza, incoraggiato dall'amico Bruno Rossi, di qualche anno più vecchio e pure lui ex allievo delle scuole commerciali "Fabio Besta" di Treviso.
Dal novembre 1943 fu ricognitore e staffetta per conto del SIM (Servizio informazioni militare) il cui referente a Treviso era il s.ten. Galliano Boccaletto.
In sella alla sua bicicletta (marca “Benotto”) teneva i contatti con la fitta rete di agenti del Servizio e percorreva anche cento chilometri al giorno, con qualsiasi condizione atmosferica e su ogni tipo di strada, in ricognizioni lungo gli argini dei fiumi veneti per appurare lo stato di avanzamento dei lavori di fortificazione tedeschi in vista di un possibile sbarco alleato sull'alto Adriatico.
Nell'ultimo periodo della guerra di liberazione si aggregò a “quel manipolo di persone che agiva nella zona di Silea”, cioè il battaglione autonomo Amerigo Perini della brigata garibaldina Negrin, con cui partecipò ai giorni dell’insurrezione e all'occupazione del capoluogo.
Sante Bovo nel 1965
Il diario (più propriamente si tratta di una “memoria autobiografica”), fu stilato fra il 1965 e il 1967 in 143 cartelle dattiloscritte, conservate - prive di copertina - nell'archivio dell'Istresco. (Fondo Scritture Popolari, b. 1).
Ha il pregio (per i trevigiani di Treviso”) di essere uno dei pochi documenti sulla Resistenza scritti in prima persona da un loro concittadino.
L'autore usa un “italiano popolare” e divaga spesso in personali considerazioni filosofico - esistenziali che rendono non sempre agevole la lettura. Costante è lo sforzo di far comprendere il perché del proprio impegno individuale nella guerra partigiana e, più in generale, l’importanza del movimento di Resistenza.

Significativo al riguardo il modo con cui Sante Bovo spiega l’origine del titolo Chi me lo ha fatto fare, dato alle sue memorie: “un titolo curioso che mi è venuto spontaneo. Senza pensarci”. Un titolo, aggiungiamo, "senza punto di domanda". Quella di Bovo non è una recriminazione, ma una fiera rivendicazione della sua scelta resistente.
Dopo aver ricordato la situazione venutasi a creare dopo l’8 settembre 1943: «Cose strazianti nel vedere la migliore gioventù, con l’8 settembre, sparpagliarsi. Senza più comandi, demoralizzata, braccata. E pieni di paura non sapendo cosa fare … Treni completi tu vedevi passare caro Walter [il figlio, cui le memorie sono dedicate], pieni di soldati. Piombati come bestie in carri merci, affinché non fuggissero», precisa che essendo giovane e in possesso del titolo di terza commerciale avrebbe potuto benissimo trovare un’occupazione «in tanti ben rimunerati posti, non essendo obbligato per l’età giovane al richiamo di leva. […] Potevo così in questa maniera aiutare la famiglia. E dare un tono tutto diverso alla mia esistenza. Ma in questi casi non si possono servire completamente due padroni. E scelsi spontaneamente, come cosa naturale, la strada più dura. Quella della “RESISTENZA”».

Merita essere ricordato il modo in cui le carte di Bovo furono recuperate da Ettore Bragaggia.
«- Chi l’ha trovato quel diario?
Il prof. Teodolfo (Toto) Tessari
negli anni '70. Alle sue spalle il rag.
Bruno Marton, sindaco DC di Treviso, 
- durante la Resistenza - esponente della DC 
in seno al CLN provinciale di Treviso.
(Da E. Bragaggia, I miei primi 90 anni)
Lui l’aveva consegnato a Toto Tessari perché gli desse la sua opinione. La sua opinione io non l’ho mai saputa. Quando morì Toto [marzo 1982] … aveva un cugino da Mestre, anziano, che ha detto: “Questa roba la porto via io, e dopo, in caso…”.
No, ho detto: qua è scritto “Documenti partigiani”, e lei non porta via niente. […]
Guardo per vedere se c’è roba interessante, e […] ho visto buttate là tutte queste carte, giornali… perché, come tutti, si compra e si mette là. […]
01:26 Fra quelle carte ho visto questo blocco. […] Ho dato le carte all’Istresco e ho avvertito sua moglie - che conoscevo bene - che quello che aveva scritto suo marito l’avevo dato all’Istituto. […]
- Dove abitava Bovo?
So che abitava in una laterale della Fiera, ma non so dove, perché non sono mai andato a casa sua.
02:33 - E di mestiere, cosa faceva?
Era in fonderia. Prima lavorava in una fonderia di Treviso, dopo è andato a lavorare in una fonderia a […], andava via alla mattina e veniva casa alla sera, o  non mi ricordo se venisse a casa una volta alla settimana. Mi sembra verso Vicenza.
- Operaio?
Operaio, operaio… fonditore. Bravo ragazzo. Eh, l’ho qui davanti agli occhi!»
Del diario di Bovo riportiamo le pagine dedicate alla fase finale della guerra partigiana.
* * *


Sante Bovo, 1928, partigiano di Treviso: dati anagrafici e stato di servizio.
Trascrizione del "Libretto personale". (Pagine 10 e 11 del "Diario").

Il ten. Galliano Boccaletto, responsabile del Servizio Informazioni del CLN di Treviso
e in contatto con il S.I.M. (Servizio informazioni militare) del Regno del Sud
medaglia d'argento al valor militare, elogia le sue staffette 
e i suoi ricognitori: Pietro Galante, responsabile dei collegamenti;
Clementina Basso, Sandro Sartorello, Giuseppina Crosato
e Gianni Zambelli (staffette); Amerigo Zavan capogruppo,
Mario Dichiara e Sante Bovo ricognitori.




Trascrizione del testo di Boccaletto

E' doveroso segnalare l'ottimo servizio svolto per lunghi mesi con grande senso di abnegazione e disciplina dalle staffette del S.I.M.
Il loro sforzo, prodigato in silenzio giorno per giorno, permise all'organizzazione del servizio di mantenersi efficiente e proficua anche tra l'imperversare di rastrellamenti e persecuzioni.
Non meno encomiabili , per grande spirito di sacrificio e volontà, sono gli elementi ricognitori del nostro servizio, ragazzi instancabili che hanno percorso senza formulare mai la minima obbiezione centinaia di chilometri in bicicletta, molto spesso sotto la pioggia invernale, per raggiungere le zone da perlustrare e rilevare quanto era loro ordinato. Spesso accadde che, superando le zone militari e interdette ai civili, fossero catturati e perquisiti centimetro per centimetro, con grandissimo rischio, dato che, quasi sempre tenevano con loro schizzi, piante e note relative allo spionaggio.
Segnaliamo quindi gli elementi che meglio si distinsero nei suaccennati servizi [vedi - sopra - la didascalia]
Propongo pertanto che ai suaccennati patrioti venga dato per iscritto il ben meritato elogio.
Il responsabile del servizio
F/to Boccaletto Galliano
(Relazione di Boccaletto al Comando Militare Regionale Veneto del Corpo Volontari della Libertà, datata 15 maggio 1945, presente in  Biblioteca Digitale Lombarda)


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Notizie su Galliano Boccaletto e sull'attività del
Servizio Informazioni del CLN provinciale di Treviso

Dalla relazione sopra citata sappiamo che il s.ten. di fanteria Boccaletto (classe 1921) sostituì nel comando militare provinciale del CLN di Treviso, per conto della DC e dei Cristiano Sociali, il magg. Urbano Pizzinato dopo il suo arresto avvenuto nel luglio del 1944. Mantenne questo ruolo fino a quando fu a sua volta arrestato da tedeschi e fascisti, a San Biagio di Callalta, all’inizio di novembre del ’44. [Cfr. Favero, Inesorabile piombo nemico, pp. 39-44).
A Boccaletto era stato assegnato dal comando militare provinciale l’incarico di responsabile del Servizio Informazioni e del collegamento con le varie unità partigiane della provincia.
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L’attività del S.I. del CLN trevigiano
Per le informazioni militari, erano utilizzati informatori infiltrati nei comandi nemici della città e dei vari mandamenti della provincia; funzionava un capillare servizio di controllo sul traffico ferroviario e stradale; a un piccolo gruppo di giovanissimi ricognitori era stato inoltre affidato il compito di rilevare, anche a lunghe distanze, tutte le informazioni che i comandi provinciali e regionali di volta in volta richiedevano.
Le notizie più importanti “previo consenso del comando militare provinciale” venivano poi fornite tramite radio alle Missioni Alleate.
I collegamenti con le unità partigiane avvenivano con frequenza settimanale e talvolta bisettimanale.
Particolare importanza era data alla falsificazione dei documenti, attività che aveva nell’incisore Domenico (Memi) Gasparini il suo punto di forza per i timbri, mentre una tipografia [della quale chi scrive non conosce il nome] provvedeva alla stampa di documenti cartacei falsi (tessere varie, documenti di circolazione, carte identità, ecc.).
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Liberato, dopo l’arresto del novembre ’44, Boccaletto si recò a Milano dove «entrò in contatto e prestò servizio come Ufficiale nel Servizio informazioni militari del Comando Alta Italia, Gruppo Montezemolo».
Rientrato a Treviso nel 1945 continuò l’attività di informatore ma fu nuovamente arrestato il 20 aprile 1945 dalle brigate nere, a Paese, in casa di Rino Contò, comandante della brigata partigiana democristiana "Zancanaro". Portati al Pio X, i due subirono "penosi interrogatori" e "ogni sorta di torture" e saranno liberati il 27 aprile "ad opera delle Autorità Ecclesiastiche e di personalità civili". (Relazione di mons. Attilio Andreatti, parroco di Paese, in Cronistorie di guerra ... 1939-1945, p. 1192).
Oltre all'organizzazione del servizio informazioni, Boccaletto si impegnò anche nella costituzione di unità militari partigiane sia in provincia (battaglione Livenza e battaglione Castelfranco) sia in città dove, “fin dal lontano ottobre 1943”, contribuì alla formazione del battaglione Treviso.
In merito alla sua collaborazione con le Missioni Alleate, Boccaletto cita, per il primo periodo la missione “Lupi” e la “M.R.S. - Marini Rocco Service” .
È certa tuttavia anche la sua collaborazione con la missione Margot-Hollis, dipendente dal servizio segreto americano (OSS) e diretta dall’avv. veneziano Pietro Ferraro che, in uno scritto del 15.5.45, precisa: «Il Comitato di Treviso dava le notizie alla missione Rocco [del SIM italiano in collaborazione col SOE inglese]. Io ho ritenuto opportuno non interferire  con questi servizi, ed organizzare un servizio indipendente con persone molto serie ed oneste che eseguirono esattamente i miei ordini». (Chiara Saonara, Le missioni militare alleate…, p. 310).
Quanto a Boccaletto, così Ferraro riassume il suo operato: «Mi ha fornito la casa da cui ho trasmesso per il mese di novembre [1944] da Treviso. Era capo del servizio informazioni del CLN di Treviso, e mi passava tutte le informazioni ricevute, e ne ricavava altre secondo le mie istruzioni, sino al suo arresto avvenuto a dicembre. Con me si è comportato in modo ottimo. […] ». (Saonara, Op. cit., p. 306)
Galliano Boccaletto (di Luigi e di Boccaletto Assunta), sarà decorato con medaglia d’argento al valor militare con questa motivazione:
«Giovane ufficiale di complemento, si votava fra i primi alla lotta di resistenza e alla costituzione di reparti partigiani.
Chiamato, per le sue spiccate doti di mente e di carattere, a dirigere un rischioso servizio informazioni, vi si dedica con ogni energia conseguendo, in lunghi mesi di dura e strenua lotta, brillanti risultati, nonostante fosse stato arrestato, rilasciato e posto sotto sorveglianza.
Catturato di nuovo, sopportava fieramente sevizie e torture finché l’avvento della vittoria lo salvava dalla fucilazione già decretata nei suoi riguardi.
Treviso, settembre 1943 - aprile 1945 / Decreto 22 marzo 1967 - G.U. 152/67».
(I trevigiani e Treviso nella guerra di liberazione… I decorati, p. 37)


La radio della missione alleata Margot-Hollis

Radio ricetrasmittente militare usata durante la Resistenza dalla missione Margot-Hollis,
dell'OSS (Office of  Strategic Services - servizio segreto americano); responsabile il veneziano
Pietro Ferraro, radiotelegrafista il modenese Dario Lelli [Leli].
La missione fu operativa in Veneto dal luglio 1944 alla fine della guerra,
inizialmente nella zona a sud-ovest di Belluno. Da ottobre 1944 la Margot-Hollis
operò con tre radio, nelle zone di Treviso, Padova e Venezia.
A Treviso « ... funzionò in una casa fornita da Galliano Boccaletto, poi, scoperta la casa, in Villa Marcello a Preganziol, essendo stata requisita questa villa dai tedeschi, in Villa Rota a Preganziol; essendo stata requisita d'improvviso anche questa villa
(in questa occasione furono perdute batterie, cifrari e antenne),
in casa fornita da Gianni Zambelli a Treviso,
infine in casa dello stesso Zambelli». (Saonara, Op. cit., p. 270).
La foto della radio è tratta dal libro ''Dario Leli, Classe 1923. Per cieli per mare e per terra''
di Anna Gemma Leli e Claudio Leli (online su myheritage.it).
Dal confronto con la testimonianza di Daulo Foscolo, collaboratore di Ferraro e
"addetto alla cifra e al servizio della radio nella zona di Belluno da luglio a ottobre [1944]"(Saonara, Op. cit. p.277), si evince che in questa foto è riprodotta solo una delle componenti
della radio «perché le radio erano formate da 3 pezzi e 4 batterie [...]
e poi le batterie bisogna caricarle quindi occorre il caricatore [...] ».
(Intervista di Maria Teresa Sega, 22.3.2004, corredata da due foto di Eleonora Miller)


Gianni Zambelli, partigiano repubblicano di Treviso.
Come collaboratore del servizio d'informazioni
ospitò nella sua casa la radio della missione Margot-Hollis. 

(Archivio Istresco, ID 546 - n. inv. 045)

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