lunedì 22 agosto 2016

Quelli dell'ultima ora

Dal "Diario" del partigiano Sante Bovo, Treviso - (pp. 67- 70)

«Vi era gente in mezzo a noi già braccata, gente che aveva visto tanti compagni morti, gente che aveva duramente sofferto, gente seviziata, gente impotente che aveva avuto la propria madre massacrata senza colpa, che aveva avuto la casa bruciata, gente che aveva deportato il loro congiunto. Gente insomma che aveva visto tante storture.
Ma perlomeno questi, dico sinceramente erano accaniti nell’idea, che ad ogni costo doveva essere conquistata la Libertà.
Il guaio peggiore fu che in mezzo a tanti, vi era gente che aizzava il fuoco dell’odio sporco, e che all’ultimo da bravi si aggregarono, per rubare come avevano sempre fatto prima, e rubavano indicando, e facevano uccidere anche per fatti inesistenti.
Senza rischio.
Si facevano [si spacciavano] ora che il pericolo era passato per i più accaniti assertori della Libertà.
Ed invece in nome di questa Libertà, essi gioivano nella loro malvagità. Pronti cambiar padrone per interesse. Dicendo poi male, e tanti possono dirlo, che furono proprio questi a denigrare un movimento sentito, dopo averne gioito, nel far aizzare.
Questi erano come pianta parassita pronta a succhiare e a far degenerare il tutto, ora che era terminato; nel caos. E il tutto per far fronte, a quell’invidia pericolosa ed inconsapevole torturando con parole e indicazioni chi aveva sofferto, nello spingerli a commettere nel nome, che questi capivano soltanto interesse proprio.
Lasciamo per ora stare i vermi interessati.
“Però ho osservato che tanti reucci si siano contornati e fatti infinocchiare da questi, anche se la loro idea era superiore”.
E aggiungo anche che tanti di questi erano con una idealità del redimere.
In parole povere non comprendevano più niente.
“Sono io mi dicevano”. “Che interessa a mè?”… E dovete ben comprendere che si era tutti armati.
I battibecchi: - ho fatto - dove sei stato - quanto tempo - cosa hai - … un porco [una bestemmia] dall’altra parte.
“A mi porco te fasso veder mi” … e come ira cieca, anche se il suo motore era rombante, e contornato da chi non sà, con bei fucili, - erro erano mitra -
Puntai il mio Mauser - contornato da Romeo (Il milanese) da Cesare mio compagno in fronte alla chiesa della Salute [a Silea, inizio strada per Cendon], e con Sandor [Perini] alle spalle, per far comprendere che non vi era motivo di fare comprendere a noi la sua superiorità.
E … chi può in momenti del genere nel non dar sfogo incontrollato a certe azioni?
- LA VITA NON VALEVA NIENTE -


I giorni dell'insurrezione (fine aprile 1945).
Contrasti fra partigiani e volontari aggregatisi all'ultima ora.
Diario partigiano di Sante Bovo, Treviso. (Archivio Istresco)
[…]
Debbo però affermare che il patriottismo, ed il coraggio di tutta questa gente con il fazzoletto rosso, è degna per l’azione svolta nell’insurrezione d’avere nella storia, nostra contemporanea, una pagina.
E continuando … questi battibecchi succedono sempre nei momenti di caos, ma poi tutto viene appianato, perché vi è da combattere il comune nemico.
Lasciai il Mauser a cui mi ero affezzionato, ma che andava bene per il tiro lontano, e presi il mitra».

Relazione del battaglione Perini
“sull'insurrezione delle forze del popolo per la liberazione di Treviso dal nemico nazi-fascista”

«La sera del 26 aprile u.s., previ accordi intercorsi con le forze patriottiche operanti nei paesi limitrofi, due gruppi di animosi dislocati nella zona di Silea e di Lanzago impugnavano le armi e costituivano posti di blocco e servizi di vigilanza per le strade e per i campi.
In breve i gruppi crebbero di numero e di potenza; con la collaborazione di tutto il popolo fu così possibile stabilire un servizio di controllo su tutta la zona.
[...]
Individui sospetti, appartenenti alle organizzazioni nazi-fasciste, sono stati catturati nel capoluogo e nelle vicinanze. Dopo un sommario interrogatorio gli stessi venivano avviati al Comando Brigata Bottacin di Carbonera con la quale il centro di Lanzago era in stretto collegamento.
A circa un centinaio ammonta il numero dei catturati.
Nelle varie operazioni di rastrellamento e cattura questo Comando ha agito con ogni precauzione, evitando in tal maniera spargimenti di sangue e danni materiali alla popolazione».
(Diari Storici Istresco, Op. cit., pp. 386-87)


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